
Viene prima la privacy o la salute di tutti?
La situazione di emergenza da Coronavirus è ormai tristemente nota a tutti, ma vogliamo affrontare un discorso che in questi giorni balza in primo piano: il monitoraggio delle celle telefoniche e dei dati personali tramite app utilizzati contro la diffusione del virus.
È possibile attuare questa manovra? Che cosa comporterà?
La libertà al giorno d’oggi è fondamentale, è stata conquistata a fatica nel corso dei secoli ma in questo momento la salute è in primo piano (come dicevano i nostri nonni). Salute che effettivamente è diventata il valore primario ai tempi di questa emergenza umanitaria.
La Lombardia ha già attuato una manovra per delimitare gli spostamenti dei cittadini in forma anonima.
All’interno del GDPR si prevede la possibilità di deroghe nel caso in cui ricorrano emergenze di sanità pubblica come quella attuale.
In questo caso tutti gli stati dell’Unione Europea possono prevedere delle deroghe con delle ulteriori norme interne.
“Il nostro governo ha approvato nell’ultimo decreto legge all’interno dell’art .14, la possibilità per la Protezione Civile di trattare dati personali per finalità di prevenzione e contenimento del contagio.”
Nei primi dati forniti dalla Lombardia è chiaro che le compagnie telefoniche abbiano “passato” tutti i registri di spostamento dei cittadini sottoforma di celle telefoniche, il motivo è semplice: contenere gli spostamenti e capire se ci sono individui in quarantena che non ottemperano alle regole vigenti del decreto.
Ma quando l’emergenza sarà finita, che fine faranno questi dati?
È ciò che ci stiamo chiedendo mentre scriviamo questo articolo.
Il nostro governo è stato celere a produrre norme in tempi ristretti, l’importante sarà prevedere una serie di garanzie a protezione dei cittadini nel lungo periodo, in modo che questo “monitoraggio massivo” sui cittadini vada avanti anche ad emergenza rientrata.
Il modello Corea del Sud
È stato uno dei primi paesi a dare carta bianca a livello tecnologico per la battaglia al Coronavirus “fregandosene” della privacy.
Ecco quindi l’app Corona 100M che comunica la presenza di contagiati e dei loro spostamenti con un raggio di localizzazione sui 100 mt.
Sono stati pubblicati on line anche i siti web Coronamap.live e Wuhanvirus.kr in cui vengono illustrati gli spostamenti di persone potenziali vettori del virus, e un motore di ricerca dedicato Coronaita, che offre puntuali informazioni sulle aree colpite dall’emergenza.
Il modello dell’occidente con il fattore GDPR
La situazione di emergenza ha subito messo in moto tutti gli organi e le autorità Europee in materia privacy.
Il garante italiano della Privacy Antonello Soro è stato uno dei primi a pronunciarsi:
“il diritto alla privacy è un diritto non tiranno, e come tale soggetto a bilanciamento come altri beni giuridici, ovvero la salute pubblica. L’emergenza è una condizione giuridica che legittima, in generale, la limitazione della libertà, purché proporzionalmente alle esigenze di contrasto a questa stessa e in maniera limitata nel tempo”
In conclusione riteniamo opportuno dire che tutte le scelte tecnologiche messe in atto dalle autorità competenti, se tenute all’interno di un quadro giuridico conforme alle leggi italiane ed europee, potranno essere di buon auspicio per trovare la giusta strada verso la fine dell’emergenza da Covid-19.